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AUTUNNO DI CAMBIAMENTI!

Mai come in questi giorni mi sta risuonando nella testa il detto:
“Si chiude una porta, si apre un portone”! 
Nel dicembre 2016 iniziava un’avventura, una scommessa, una storia di collaborazione professionale e di amicizia che ci ha fatto aprire le porte Padovane dello studio di via Siracusa.
Oggi quelle porte si chiudono dopo aver fatto il loro meritato e sudatissimo lavoro e aver dato frutto: un nuovo studio ci attende, ancora più bello e pronto (…piccoli dettagli a parte 😅) per continuare ad accogliere persone, storie, incontri, Vita! 🥳🎉💖
Dopo 7 anni che sono stati memorabili, ce ne auguriamo 70 volte 7 (sempre restando sui detti…) di ulteriore scambio e crescita condivisa!
Quindi ecco l’annuncio ufficiale:
da questa settimana lo studio di Padova si trasferisce nella nuova sede di Via dei Tigli n. 5/B (zona Guizza)
Una sbirciatina alla nuova stanza…
Grazie alla compagna di viaggio e collega Elisa Magnolo!

La stanza del “come se”: cos’è il viaggio della psicoterapia

E’ sempre bello poter collaborare e scambiare competenze ed esperienze! E’ entusiasmante poter raccontare il proprio lavoro e condividerlo all’interno di un gruppo super come Il Circo della Farfalla – Formazione e Consulenza Pedagogica che ringrazio ancora una volta per questa opportunità! Ho scritto per loro un articolo per raccontare dal punto di vista della mia esperienza professionale cos’è il viaggio della psicoterapia!

Il team lo presenta così:

“Nella vita, ciò che veramente è importante, è come ci prendiamo cura di noi stessi. Non sempre possiamo farlo da soli: ecco che a tenderci la mano, ci sono figure professionali ed esperti, che ci offrono nuove modalità per affrontare situazioni o momenti bui.

Queste figure sono in grado di accompagnarci in un viaggio, di breve o lunga durata, dentro e fuori di noi, portando una nuova luce in un momento in cui fatichiamo a ritrovare il nostro equilibrio.

Chi ci narra di questa tematica è Giulia Tortorelli Psicologa Psicoterapeuta, che con una lettura fresca ed accattivante, ci accoglie all’interno della sua “stanza”, dei suoi vissuti e delle sue narrazioni. Buona lettura!”

 

📚 Ed ecco il LINK all’articolo!

Fratelli e sorelle di persone disabili: un contributo video per parlare di loro!

“I siblings [fratelli e sorelle di persone con #disabilità] hanno un bagaglio di vita ‘colorato’ in cui la disabilità è in qualche modo incarnata da un altro punto di vista, anche se non portata sulla propria pelle”.

Ecco un mio video contributo sul tema dei fratelli e sorelle di persone con disabilità che ho realizzato con molto piacere per la mia scuola di specializzazione in psicoterapia!

Evoluzioni sull’argomento, esperienze, progetti presenti e futuri per continuare a parlarne, a dare voce, a sfatare miti e tabù e costruire progetti di vita sereni e su misura per ogni membro della famiglia!

…E i siblings? Un viaggio nel mondo di fratelli e sorelle di persone con disabilità

Il legame fraterno è uno dei più significativi e singolari che si possa sperimentare nell’arco di vita. Ci sono casi in cui questo legame si caratterizza in modo particolare per la presenza in famiglia di un #fratello o una #sorella con #disabilità di varia natura. Il ruolo degli altri figli si fa ancora più complesso, spesso lasciato nell’ombra. Questo video si prefigge di esplorarlo e valorizzarlo, per scoprire che la loro identità ed esperienza non si esauriscono nella definizione “sono fratello/sorella di…”.Video a cura della Dott.ssa Giulia Tortorelli Psicologa Psicoterapeutawww.giuliatortorelli.itTratto dall'articolo pubblicato sulla Rivista Italiana di Costruttivismo, Volume 4, Numero 1, Marzo 2016www.rivistacostruttivismo.it

Pubblicato da Scuola di Psicoterapia Costruttivista su Lunedì 22 giugno 2020

Di sogni, esperienze e raccolti fruttuosi: dialogo tra me professionista e persona

Stiamo tutti vivendo giorni, settimane che si trasformano in mesi decisamente fuori dalla famosa comfort zone: la personale “area comoda della vita” di cui noi psicologi parliamo spesso ai nostri clienti, considerando insieme la possibilità di guardare oltre, esplorare le aspettative e poi uscire per sperimentare gradualmente cosa c’è e cosa può accadere fuori. Oggi il panorama sembra capovolto. L’invito è quello a restare dentro ma non è così ovvio che quel “dentro”, salvifico da un lato, sia rassicurante e comodo per tutti.

Dentro alle proprie abitazioni nel migliore dei casi, dentro aree di isolamento preventivo, dentro agli ospedali, dentro alle case di cura, dentro alle zone rosse… Poi ci sono “dentro” metaforici ma con enormi ricadute pratiche: ad esempio stare dentro alle regole, apparentemente più stringenti del solito o forse semplicemente diverse ma che ci mettono a volte in grande difficoltà e discussione. E poi ci sono “dentro” più intimi: entrare dentro alle nostre paure, ai silenzi, alle incertezze, al nostro dolore, alla nostra fragilità, alla noia… Ma anche ritrovare passioni accantonate da tempo per mancanza di tempo, legami da ricostruire, progetti presenti e futuri da afferrare, assecondare la voglia di prendere una pausa da tutto…

Il contenitore siamo noi, il contenuto quindi è infinitamente soggettivo.

Questo lockdown, questo confinamento forzato oggi sta diventando un’esperienza condivisa, uno stop alla vita che conducevamo fino a poco fa e che se pur diversa, prima o poi riprenderà in maniera vagamente simile per la maggioranza della popolazione. Fatto salvo le tragedie umane che a causa del virus si stanno consumando e i cui effetti sociali ed economici si vedranno globalmente tra un po’ di tempo.

Ci auspichiamo di poter trarre più di un valido insegnamento per il futuro e ognuno di noi, come cittadino e come professionista, volge il faro ad illuminare ciò che più gli sta a cuore, l’area professionale di cui si occupa con le problematiche che si sollevano, ciò che vibra nelle sue corde e che lo orienterà creativamente per dare supporto e stare accanto con competenza a chi si rivolgerà a lui.

Illustrazione del fumettista Massimo Cavezzali

Ecco quindi che questa mattina ancor prima di svegliarmi, in quel dormiveglia strano in cui Morfeo dispensa gli ultimi regali prima del giorno, ho avuto una piccola ma potente epifania! Mi è apparso un numero, non da giocare al Lotto (che tra l’altro se ho ben capito è stato sospeso)! Il numero di un anno significativo della mia vita, non troppo tempo fa, in cui un evento personale ha richiesto una lunga difficile e dolorosa pausa dalle attività consuete così come le conoscevo. Una pausa a tempo indeterminato, nel senso che all’inizio non era possibile intravederne i confini; ci sono stati momenti in cui ho creduto che non si sarebbe più trattato di una pausa ma si sarebbe trasformata nella mia nuova condizione di vita. Mi veniva richiesto di fare i conti con l’evidenza di un importante cambiamento.

Esiste una fetta significativa di popolazione che sperimenta sensazioni simili tutti i giorni e da moltissimo tempo e vive oggi una duplice condizione: essere pericolosamente esposta al rischio di contagio (poiché più vulnerabile) e essere al contempo maggiormente “abituata” alla richiesta di quarantena che viene imposta, perché ahimè per loro non è un’eccezione ma quella condizione di vita che io stessa ho temuto. Sto pensando alle persone con una disabilità (sia essa cognitiva, motoria, sensoriale, congenita o acquisita), con una malattia cronica e/o degenerativa, con una patologia psichiatrica, che vivono per lo più in casa o nei centri di accoglienza, con a fianco i caregivers familiari e tutti gli operatori che sostengono i loro percorsi ri-abilitativi. Per loro spesso non esiste il vincolo di tempo di tre o quattro settimane per riprendere a immaginare una graduale normalità. Ogni singolo giorno è e sarà un traguardo: contemporaneamente speranza e sofferenza, scoperta e abbattimento, gioia nelle piccole cose e rammarico nei grandi rimpianti. A volte non hanno una cura farmacologica a loro immediata disposizione ma sono nel bel mezzo del viaggio di fiduciosa ricerca; ecco perché diventa ancor più essenziale e “curativa” la presenza, lo stare accanto, il supporto e l’intervento professionale che possiamo offrire loro, familiari compresi non dimentichiamolo.

Mi è apparso, dicevo, quell’anno stagliato sullo sfondo dei miei sogni e una voce in lontananza commentava: ciò che sul momento è sembrato un tracollo, si è rivelato poi un grande banco di prova! L’esperienza vissuta allora di restrizione delle libertà abituali, di dipendenza dall’aiuto degli altri, di assoluta incertezza sul futuro mi ricordano molto ciò che adesso è patrimonio di tutti; e questo livellamento mi accorgo che in realtà mi infonde fiducia. Fiducia nel fatto che forse potremo comprenderci di più; potremo immedesimarci ancora meglio nelle vite degli altri; potremo sentire, ad esempio, che una battaglia per conquistare determinati diritti non appartiene esclusivamente ad una categoria di persone poiché ciò che riguarda te riguarda in qualche misura anche me, se siamo connessi.

Da quella dura prova che ha rischiato di schiacciarmi, sono sbocciati percorsi alternativi molto fruttuosi: ho scelto con maggior decisione di occuparmi dell’universo disabilità, facendolo “da fuori e da dentro”, immergendomi cioè in prima persona anche negli aspetti più scomodi e dolorosi delle storie di vita. Mi sono conosciuta di più, ho tentato di prendere le distanze da tutto ciò che mi terrorizzava per poi necessariamente aver bisogno di riavvicinarmi a me stessa, caleidoscopio fatto dell’una e dell’altra forma. Personalmente sono stata molto fortunata: quell’esperienza critica è oggi un ricordo ma il senso che ha avuto per me resta senza tempo e indelebile. Ecco perché nutro fiducia nella capacità di adattamento creativo intrinseca nell’essere umano, nella possibilità di rinascere anche dalle ceneri più ardenti.

Noi psicologi e psicoterapeuti siamo oggi più che mai fortemente chiamati a crederlo, invitati a rivedere la nostra professione a servizio degli altri senza svilirla, svenderla o improvvisarla. Noi con le nostre ferite personali, con cui è bene fare i conti* non per cicatrizzarle con la forza ma per usarle assieme alle teorie, alle tecniche, alle competenze, agli aggiornamenti, per avvicinarci ancora di più alla comprensione dell’esperienza dell’altro, riconoscendo di poter “essere con”, senza sovrapporsi.

Forse è anche questa una delle sfide dell’esperienza pandemia, che assomiglia moltissimo alla sfida quotidiana di tutte le persone che soffrono per le più svariate condizioni accennate in precedenza:

scoprire di poter stare con noi stessi

accettando sia ciò che siamo

sia lo stupore di ciò che diventeremo.

[*In merito a questo c’è un bellissimo libro che mi sento di consigliare: Il guaritore ferito, di H. Nouwen]

FRATELLI INVISIBILI: un nuovo appuntamento per parlare di siblings!

Quando un tema è caro per l’importanza che ricopre nelle nostre vite; quando la professionalità permette di esplorarlo con coraggio; quando si incontrano collaboratori con cui condividere proficuamente il percorso… nascono davvero delle belle opportunità!
Dopo il convegno che si è tenuto a Padova lo scorso 25 Maggio, ecco una nuova occasione di grande interesse sul tema disabilità che si svolgerà questa volta ad Arezzo:
FRATELLI INVISIBILI: la relazione fraterna nella disabilità
Un incontro aperto a tutti sull’argomento, in particolare con uno sguardo rivolto verso i siblings: fratelli e sorelle di persone con disabilità. Saremo presenti io e la collega Dott.ssa Giulia Franco, invitate dall’Associazione Autismo Arezzo per trattare questo tema che fa parte delle nostre vite e della nostra formazione.
L’appuntamento è per sabato 12 ottobre dalle 9:30 alle 12:30 presso la sala Piazza Grande dell’Hotel Continentale di Arezzo, ingresso libero ma gradita la prenotazione per i posti limitati:
autismo.arezzo@gmail.com
Allego la locandina scaricabile in fondo all’articolo e se si visita la mia pagina FB:
è possibile visionare il link all’evento.
Vi aspettiamo per vivere insieme una mattinata intensa che vedrà alternarsi momenti formativi, testimonianze e accompagnamento musicale!

Giornata Nazionale della Psicologia: Studi Aperti!

Il prossimo 10 ottobre 2017 si svolgerà la seconda Giornata Nazionale della psicologia, un’iniziativa promossa dagli ordini professionali di tutta Italia per far conoscere la nostra professione, avvicinarla alle persone, raccontarla, renderla più accessibile.

Saranno molti gli eventi in programma per l’intera giornata e settimana. Insieme alle college dello studio Scoprendo Itaca, aderisco anche io all’iniziativa Studi Aperti: un’opportunità di fissare un primo colloquio gratuito della durata di circa un’ora nel quale chiedere una consulenza iniziale sulla tematica portata e poter essere indirizzati rispetto alle alternative da percorrere.

La mia disponibilità spazia dal lunedì 9 al venerdì 13 ottobre presso i locali di via Siracusa 36/A, Padova previo appuntamento telefonico al numero:

338/1212767 oppure all’e-mail: giulia.tortorelli@ordinepsicologiveneto.it

Scarica i contatti degli studi aderenti della Regione Veneto

Scoprendo Itaca – spazio di psicologia e benessere

Scoprendo Itaca è un progetto in crescita e in divenire sul territorio padovano nell’ambito della promozione del benessere psicologico. Nasce dalla condivisione di un modo di fare e soprattutto di essere professionisti che mette in primo piano la collaborazione, lo scambio, l’integrazione, l’attenzione e il rispetto dell’altro nella sua complessità.

Scoprendo Itaca è un gruppo di lavoro variegato, composto da una rete di psicologi, psichiatri, avvocati, neuropsicomotricisti, operatori shiatzu, educatori… in stretta collaborazione, con l’obiettivo di rispondere in maniera ampia ed integrata alle richieste delle persone e del territorio.

Scoprendo Itaca è un luogo di incontro, accoglienza e sostegno per e con le persone, attraverso una serie di servizi fra cui:

-colloqui di consulenza psicologica / psicoterapia

-percorsi di sostegno allo studio

-laboratori ludico-educativi per bambini/e e ragazzi/e

-attività di pet therapy

-percorsi di neuropsicomotricità

Scoprendo Itaca è un modo di realizzare un sogno; è un augurio ed un invito ad avere fiducia nel proprio viaggio personale, nella ricerca della propria Itaca, con la consapevolezza di non essere soli.

“…Itaca tieni sempre nella mente.
La tua sorte ti segna a quell’approdo.
Ma non precipitare il tuo viaggio.
Meglio che duri molti anni, che vecchio
tu finalmente attracchi all’isoletta,
ricco di quanto guadagnasti in via,
senza aspettare che ti dia ricchezze.

Itaca t’ha donato il bel viaggio.
Senza di lei non ti mettevi in via.
Nulla ha da darti più.

E se la ritrovi povera, Itaca non t’ha illuso.
Reduce così saggio, così esperto,
avrai capito che vuol dire un’Itaca”.

K. Kavafis

Dove siamo: in via Siracusa 36/A, Padova

Contatto e-mail: scoprendoitaca@gmail.com

Referenti:

Dott.ssa Giulia Tortorelli, psicologa psicoterapeuta costruttivista
www.giuliatortorelli.it
giulia.tortorelli@ordinepsicologiveneto.it   –   Tel. 338/1212767

Dott.ssa Elisa Magnolo, psicologa psicoterapeuta del ciclo di vita
www.elisamagnolo.it
elisa.magnolo@ordinepsicologiveneto.it   –   Tel. 349/7155142

Dott.ssa Stella Ferrara, psicologa, Responsabile di Progetto,
Referente d’Intervento e Coadiutrice del cane negli
Interventi Assistiti dagli Animali – I.A.A. (ex pet therapy). www.stellaferrara.it
stella.ferrara5@gmail.com   –   Tel. 392/9807155

PSICOLOGIA DEI COSTRUTTI PERSONALI E PSICOLOGIA DEI SE’: due teorie a confronto

Dopo aver illustrato nel precedente articolo le basi fondanti del paradigma della Psicologia dei Sé, in questa seconda parte mi accingo a rintracciare punti di contatto e differenze fondamentali con quello che è attualmente il mio approccio teorico di riferimento: la Psicologia dei Costrutti Personali (PCP) di George Kelly. Data la vastità del tema, il raffronto avverrà in modo sintetico su macro-aree, a partire dalle quali è possibile svolgere ulteriori considerazioni più dettagliate e specifiche.

Presupposti teorici

Per poter effettuare un parallelo fra teorie che poggi su considerazioni pertinenti, è importante mettere a confronto i presupposti su cui esse si fondano.

I principi basilari del Costruttivismo sono descritti da George Kelly nel suo “The Psychology of Personal Construct” (1955); di seguito ne illustro rapidamente gli aspetti fondamentali correlati con il confronto fra teorie che ci interessa.

Definizione di persona e sviluppo

Kelly espone attraverso la PCP la sua idea di “uomo-scienziato” per valorizzare le componenti attive e creative dell’essere umano: lo scopo principale di ciascuno è attribuire significato agli eventi che lo riguardano, per poter esercitare un controllo e fare previsioni su ciò che accadrà con un margine di errore minimo. Ognuno si costruisce un personale sistema di “costrutti bipolari”, per mezzo del quale interpreta la realtà. Esso può cambiare nel tempo e modificarsi sulla base della verifica della sua efficacia predittiva, a cui viene sottoposto continuamente dall’esperienza. Le origini di tale sistema sono da rintracciare secondo alcuni autori nel rapporto che il neonato instaura con la figura di accudimento.

“Il processo di costruzione, da parte del bambino, del sistema di costrutti della madre, costituisce il trampolino di lancio per lo sviluppo del suo sistema di costruzione. I bambini partono da questo e lo utilizzano nelle loro relazioni con gli altri.” (Bannister, Fransella, 1986)

La Psicologia dei Sé non si focalizza allo stesso modo sull’unicità della persona, sulle sue componenti attive e il suo protagonismo nella scelta dei significati da attribuire agli eventi. Afferma infatti che l’individuo è sottoposto fin dai primi mesi di vita alle pressioni degli standard familiari e della società di appartenenza. Da queste dipenderà la strutturazione della sua personalità, in base ai Sé Primari che saranno stati incoraggiati a manifestarsi a scapito di altri Sé Rinnegati, riposti nell’ombra. Non viene considerato, in questa prima fase di sviluppo, un intervento in prima persona del soggetto nell’interpretazione della sua realtà; egli pare semplicemente subire queste imposizioni. Recupererà il suo potere decisionale da adulto, quando se vorrà e sarà in grado di compiere un percorso di autoconsapevolezza, potrà scegliere di mettere in gioco Sé Rinnegati fino ad allora.

La personalità inoltre è concepita come frammentata in potenzialmente infiniti Sé (riprendendo una concezione dualistica e pluralistica) che come entità a sé stanti agiscono sul soggetto (in posizione passiva) limitando la gamma delle sue scelte a ciò che lo mantiene protetto e sicuro. Soggetto ugualmente in balia delle forze e delle energie nascoste dei Sé Rinnegati, che premono per venire ascoltati e soddisfatti.

Costruttivismo-Escher

Il disturbo e le possibilità di cambiamento

Nel Costruttivismo il focus dell’attenzione si sposta dal concetto classico di disturbo e dalle categorizzazioni dei sintomi, all’interpretazione degli stessi: diventano tali perché costruiti così dalla persona che li dichiara.

Non è più di fondamentale importanza chiedersi quanto un sintomo sia vero o falso o da cosa sia provocato, ma quanto quella particolare visione delle cose sia utile o disfunzionale per la persona.

La Psicologia dei Sé in questo senso resta più legata ad un meccanismo di causa-effetto dei comportamenti umani e dei disturbi psicologici, sottolineando l’importanza di risalire all’impronta originaria del passato che ha determinato le circostanze attuali.

Il vincolo con i retaggi familiari è forte. Ciononostante, sono rintracciabili alcune somiglianze fra le due teorie.

Secondo entrambe, il motivo principale di sofferenza per le persone é non riuscire a cambiare la loro visione delle cose, come se vivessero un blocco del movimento. I coniugi Stone lo spiegano come uno sbarramento originario della possibilità di espressione di parti di se stessi (Sé Rinnegati) che sono state rifiutate perché minacciose per la vulnerabilità del bambino. Kelly lo interpreta come una rigidità del sistema di costrutti personali, bloccato nella sua capacità di anticipazione degli eventi e di ristrutturazione dell’esperienza.

Servendosi di metodologie e tecniche di intervento diverse, i due orientamenti puntano però verso un obiettivo comune: consentire, nel rapporto con il proprio terapeuta, di sperimentare nuove posizioni, fare esperienza di nuovi Sé e trovare alternative ai presenti costrutti personali che siano dotate di un significato, per ampliare il proprio repertorio di azione e le proprie opzioni di scelta.

E’ necessario mettere la persona in quella che si può definire “area di discomfort”: una condizione scomoda e al contempo sufficientemente sicura nell’ambito della terapia, che permette di accedere ad una visione più ampia e consapevole delle proprie scelte di azione (o dei Sé Primari messi in atto) e collaudare nuove opportunità, a cui si è rinunciato finora, per continuare proficuamente a fare esperienza.

Focus sul Sé come costrutto

Volgendo uno sguardo conclusivo (ma non concluso) alla specifica interpretazione del Sé in chiave costruttivista, nell’articolo “A Community of Self” (1977), Miller Mair delinea il suo punto di vista rispetto a come può essere descritto l’essere umano nella sua natura più intima e caratteristica. Utilizza “una particolare metafora dell’uomo”, specificando che si tratta solo di uno dei molti modi per costruire ed esplorare l’argomento, non di un’assunzione assolutistica con pretese di verità. Tale metafora è quella del Sé non come ente unico e individuale ma come una molteplicità di Sé differenti, una “comunità” appunto.

Può essere esperienza comune a più persone la sensazione di pensare o agire, in una determinata situazione, come se fossero chiamate in causa due o più parti diverse di se stessi, con caratteristiche spesso contrastanti.

Ponendo l’attenzione su ciascuna di esse singolarmente e successivamente mettendole a confronto e facendole “dialogare”, è possibile delineare un quadro più ampio delle modalità di costruzione personali. Secondo l’autore, questa visione fornisce una cornice di significato piuttosto flessibile per esprimere aspetti del vissuto sia individuale sia relazionale: pone l’accento sulla molteplicità di Sé co-presenti all’interno di ogni individuo, chiamato a rispondere ad una collettività dentro e fuori di sé.

Ogni persona ha quindi la possibilità di incarnare molti Sé, molti punti di vista dai quali agire, può spostarsi dall’uno all’altro cambiando prospettiva su se stesso e sugli altri, trovando nuove vie. 

L’autore infine chiarisce il costrutto di Sé così come Kelly lo ha descritto:

“un gruppo di eventi che sono simili in un certo modo e, allo stesso modo, necessariamente differenti da altri eventi” (Kelly, 1955).

Così come ogni altro costrutto, può essere usato in maniera diversa da ogni persona. Divergendo dal senso comune che vorrebbe collocare il concetto di “Sé” come “interno” alla persona e quello di “altro” come esterno (più soggettivo il primo, più oggettivo e realistico il secondo), Kelly afferma che nella PCP non c’è necessità di effettuare queste distinzioni poiché Sé e altro sono i due poli di uno stesso costrutto e si definiscono vicendevolmente.

Tale considerazione esprime la differenza fondamentale che distingue le due teorie a confronto: l’assunto degli Stone è che i molteplici Sé di cui l’uomo è espressione sono una realtà ontologica che serve per motivare passato e presente della persona.

Kelly li considera invece uno dei moltissimi modi con cui l’uomo si racconta metaforicamente, dà senso alla sua esperienza; una chiave di lettura in cui Sé e altro sono inscindibili e in dialogo reciproco non predeterminato ma costruito e ricostruito con il mutare dell’esperienza.

Conclusioni

Al termine di questo rapidissimo ping pong teorico, sottolineo quelle che a mio parere sono le due principali differenze e somiglianze fra PCP e Psicologia dei Sé.

Secondo il costruttivismo, l’uomo costruisce personalmente il significato degli eventi che lo riguardano, non essendo da essi determinato. Ciò fa sì che non sia possibile concepirlo come una vittima del proprio passato, poiché è in qualsiasi momento protagonista e abile ricostruttore della propria vita e mantiene l’imprescindibile libertà che denota la sua natura.

Nella visione della Psicologia dei Sé, i coniugi Stone sono al contrario impegnati ad individuare l’esistenza di Sé Primari e Sé Rinnegati considerandoli entità ontologiche e strettamente determinanti per l’individuo, che vive quindi in una condizione di dualismo/pluralismo deterministico in cui qualcosa causa necessariamente qualcos’altro.

Il presupposto teorico che invece avvicina di più i due orientamenti è quello del kelliano approccio credulo: quel particolare atteggiamento nei riguardi del paziente che si manifesta nel tentativo di assumere la prospettiva del cliente, di vedere il mondo con i suoi occhi, ponendo al centro la PERSONA, non tanto il DISTURBO. Ad entrambi gli approcci teorici possiamo riconoscere lo sforzo e la disponibilità a mettersi nei panni dell’altro per comprendere il più possibile quanto espresso, giungendo poi a metodi di intervento differenti e personalizzati.

BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE

  • Chiari, G. e Nuzzo, M.L. (a cura di) (1998), Con gli occhi dell’altro. Il ruolo della comprensione empatica in psicologia e in psicoterapia costruttivista. Unipress, Padova
  • Bannister, D., Fransella, F. (1986), L’uomo ricercatore, introduzione alla psicologia dei costrutti personali. Psycho Editore Martinelli & C., Firenze
  • Kelly, G. (2004), La psicologia dei costrutti personali. Teoria e personalità. Ed. italiana a cura di Marco Castiglioni. Cortina Editore, Milano
  • Mair, J.M.M. (1977), The Community of Self. In: Bannister, D., New Perspectives in Personal Construct Theory. Academic Press, London – New York – San Francisco

LA PSICOLOGIA DEI SE’: una possibile visione delle dinamiche (inter)personali

In questo articolo illustro i presupposti concettuali di un orientamento psicologico piuttosto recente (seppur le sue radici affondino in teorie cardine della storia della psicologia): la Psicologia dei Sé. Ho avuto modo di farne conoscenza durante un perfezionamento post lauream, trovandola una voce più originale rispetto alle teorie classiche proposte durante la formazione universitaria. La mia specializzazione si è poi orientata verso un approccio di tipo costruttivista; argomento del prossimo articolo sarà proprio il confronto fra diversi aspetti di questi due ambiti.

La “Psicologia dei Sé” è un quadro teorico che nasce all’inizio degli anni ’70 ad opera di due coniugi americani: Hal Stone (psicoterapeuta di formazione junghiana) e Sidra Levi Stone (psicologa clinica di stampo comportamentista). Inizialmente viene concepito come vero e proprio metodo psicoterapeutico, dotato di tecniche di intervento specifiche. I suoi ideatori però lo hanno col tempo trasformato sempre più in un metodo educativo volto alla consapevolezza di sé e allo sviluppo del potenziale umano.

Le dimensioni chiave di questa struttura teorica affondano le loro origini nei mutamenti socio-culturali e nelle nuove influenze in ambito psicologico proposte già dagli anni ’50-’60:

  • l’importanza del concetto di auto-consapevolezza, portato all’attenzione del mondo occidentale da Freud e integrato dall’interazione con le filosofie orientali;
  • il movimento per lo sviluppo del potenziale umano promosso da Maslow e dalla Psicologia Umanistica;
  • la comunicazione inter e intra personale, riconosciuta come una componente fondamentale delle relazioni umane;
  • il concetto di personalità, intesa sempre più come processo in continuo divenire e non come dimensione statica e monolitica;
  • la conseguente rilevanza attribuita dalla Psicoterapia della Gestalt (Perls) e dall’Analisi Transazionale (Berne) all’espressione e alla drammatizzazione delle varie parti della personalità.

Psicologia dei Sé

Nella visione degli autori infatti, la personalità non è un’entità psicologica unitaria ma un insieme dinamico di sub-personalità in competizione fra loro per ricevere attenzione e soddisfare i propri bisogni. Tali sub-personalità vengono suddivise in due grandi gruppi:

  • i Sé Primari, l’insieme degli atteggiamenti e comportamenti di una persona con i quali essa si è originariamente identificata. Ciò accade perché fin dai primi mesi di vita questi aspetti (ad es. altruismo, disponibilità, autocontrollo) sono stati incoraggiati ad emergere, poiché ben visti dal sistema familiare e dalla cultura di appartenenza. Una sorta di eredità collettiva di valori, modelli di azione e idee circa il genere di persona che “bisogna essere”, allo scopo di potersi garantire la sopravvivenza e una maggiore accoglienza, approvazione, protezione da parte del gruppo di appartenenza. Tali Sé sono soggettivi e differiscono nelle loro combinazioni da persona a persona; possono variare durante la vita e possono inoltre coesistere in uno stesso individuo raggruppamenti di aspetti primari diversi in ambienti differenti (sul lavoro, nella vita di coppia, nel ruolo genitoriale).
  • i Sé Rinnegati, le polarità opposte ai Sé Primari: le sub-personalità che vengono giudicate negativamente dalla famiglia, dalla società e di conseguenza anche dall’individuo (ad es. egoismo, maleducazione, espressione di certe emozioni quali rabbia o dolore) poiché rischiano di allontanarlo dal riconoscimento e dall’accettazione sociale di cui ha bisogno, specie nei primi anni di vita.

L’insieme di tutti i Sé Primari con cui una persona si identifica è denominato Ego Operativo ed è considerato una funzione esecutiva della psiche: è colui che “decide” cosa fare e come farlo, prendendo in considerazione solo le scelte automatiche concesse dai Sé dominanti.

Gli autori affermano che i Sé Primari investono molte energie per continuare a respingere le pulsioni contrapposte dei Sé Rinnegati, che vorrebbero venire alla luce e potersi esprimere liberamente. Essi rappresentano una minaccia all’ordine precostituito, agli schemi di comportamento stereotipati e prevedibili appresi nell’infanzia e messi in atto dalla persona fino a quel momento, fonte di sicurezza e accettabilità ma anche di rigidità e stasi.

Secondo la Psicologia dei Sé, la personalità di un individuo così strutturata è come se venisse espressa parzialmente, riconoscendone e coltivandone solo alcune parti ed escludendone altre che, pur rimanendo apparentemente in ombra, sono comunque attive.Le sub-personalità rinnegate infatti si possono manifestare in molti modi: nei sogni, in momenti di vita particolarmente stressanti o critici o di cambiamento, ma soprattutto nelle relazioni interpersonali intrattenute dall’individuo. Tali relazioni spesso si basano sulla proiezione dei propri Sé Rinnegati su di un’altra persona. Gli autori affermano che

“le persone che scatenano in noi forti reazioni negative sono delle rappresentanti dirette dei nostri Sé rinnegati. Analogamente, le persone verso le quali proviamo una specie di fascinazione incontrollabile, sono anch’esse rappresentazioni dirette delle nostre parti trascurate o soffocate” (Stone H. e S., 2009).

personalita-psicologia-se

Riassumendo: per ogni Sé Primario con cui una persona si identifica esiste almeno un Sé Rinnegato di energia uguale e opposta che spesso, non avendo il permesso di manifestarsi, è proiettato sulle altre persone con cui viene intrattenuta una relazione. Fino a quando quel particolare aspetto verrà respinto e non riconosciuto, è molto probabile che continueranno a presentarsi situazioni, incontri, relazioni caratterizzate da quel particolare tipo di energia.

I coniugi Stone non attribuiscono giudizi di valore all’uno o all’altro polo o raggruppamento di Sé (Primari o Rinnegati). Affermano che

ogni nostra energia primaria ci è stata veramente di aiuto fino ad un certo momento e dovrebbe essere onorata come tale, anche se adesso non è più particolarmente utile.

Forse in noi esiste un numero infinito di Sé. Ognuno ha qualcosa da insegnarci. Ognuno arricchisce la nostra percezione del mondo. Quanto più ci coinvolgiamo profondamente con un altro essere, tanto più la relazione sfida un numero sempre maggiore di questi Sé ad emergere in superficie ” (Stone S., 1996).

La proposta degli autori è quella di considerare il potenziale insegnamento che ogni relazione può rappresentare, mettendoci metaforicamente di fronte ad un negativo fotografico di noi stessi e consentendoci di guardare alle parti inespresse della nostra persona che sono state disconosciute e ripudiate in assoluto senza possibilità di appello.

I Sé protettivi

E’ stato detto che il numero dei Sé che possono manifestarsi in ogni persona è potenzialmente illimitato. Inoltre, il fatto che un determinato aspetto o comportamento venga espresso come Sé Primario o rifiutato come Sé Rinnegato è assolutamente soggettivo e derivante dalla cultura familiare e dalla società di appartenenza.

Ciò nonostante, i coniugi Stone ipotizzano l’esistenza di alcuni Sé Primari caratteristici globalmente diffusi, che nascono con la specifica funzione di proteggere il bambino nei primi anni di vita, in cui versa in una condizione di estrema vulnerabilità. Per questo sono denominati Sé protettivi.

  • Il Controllore: nota qual è il comportamento ricompensato dai genitori e quale quello punito, dà senso alle regole del mondo e stabilisce un vero e proprio codice di comportamento per il bambino. Se particolarmente rigido, rende difficile rimettere in discussione il proprio modo di essere.
  • Il Perfezionista: stabilisce gli standard di qualità a cui ogni aspetto della persona deve corrispondere, impeccabili ed elevati su tutti i fronti per evitare le critiche e i giudizi negativi che potrebbero provocare sofferenza. La tolleranza per la fragilità e imperfezione della natura umana è però molto ridotta e ciò può innescare nella persona autovalutazioni molto severe.
  • Il Critico interiore: in stretta collaborazione con il Perfezionista, rileva gli errori e le inadeguatezze dell’individuo prima ancora che possano farlo gli altri, sottoponendolo ad un esame di coscienza preventivo che può metterlo al riparo da ogni dispiacere. C’è il rischio che l’autostima subisca un calo considerevole, tanto da provocare una svalutazione complessiva delle potenzialità della persona (Stone H. e S., 2008).

Questi sono alcuni esempi di Sé protettivi peculiari che, se utilizzati in modo proficuo, possono aiutare durante la crescita, la conoscenza del mondo e la formazione della personalità. Al contempo, se esercitano un controllo globale sul comportamento, possono impedire alla persona di fare esperienza nella totalità dei suoi aspetti anche negativi, imperfetti e contraddittori, non rischiando nulla al di là di ciò che è conosciuto e familiare, quindi rassicurante.

Voice Dialogue - Mandala

La tecnica del Voice Dialogue

Gli Stone propongono un processo di intervento a più livelli denominato Voice Dialogue (Dialogo delle Voci). E’ una tecnica che permette di sperimentare e conoscere, in un ambiente protetto e sicuro, quali sono gli aspetti dominanti e rinnegati di una persona, quali meccanismi ripetitivi inducono a mettere in atto e cosa si può fare per consentire alle parti sommerse di venire in superficie. Tutto ciò attraverso la guida di uno psicoterapeuta, un facilitatore o un counselor appositamente formati.

Il primo passo è quello di affinare progressivamente una “visione lucida” della propria condizione, sinonimo di autoconsapevolezza. La visione lucida consente di percepire in maniera più imparziale i diversi aspetti caratterizzanti di se stessi e del proprio ambiente, divenendo maggiormente consci delle origini dei propri Sé Primari e Rinnegati e imparando a dis-identificarsi da essi.

Successivamente è importante concedersi di fare “esperienza” dei propri Sé, ovvero far manifestare in vari modi le sub-personalità: sia quelle primarie e dominanti con cui la persona si è identificata, sia quelle rinnegate che sono state messe a tacere e che cercano un canale di espressione delle loro esigenze. Ascoltando le motivazioni e le richieste di tutte, sarà possibile comprendere maggiormente le origini di certi comportamenti e lasciare sempre più spazio a quei Sé Rinnegati inizialmente considerati pericolosi, senza che costituiscano una minaccia per la propria personalità.

In ultima analisi, la tecnica propone un graduale passaggio da un Ego operativo (l’insieme di tutti i Sé Primari con cui una persona si identifica) a un Ego consapevole. Per quest’ultimo si intende un processo di consapevolezza in continuo divenire, in grado di accogliere contemporaneamente vari Sé senza giudicarli (ad es. il Sé attivista e quello pigro, il Sé altruista e quello più egoista). L’Ego consapevole è capace di gestire la tensione fra gli opposti e di operare delle scelte senza privilegiare o penalizzare a priori nessuna sub-personalità. La possibilità di essere in contatto con tutte e due le polarità che costituiscono i Sé Primari e i rispettivi Sé Rinnegati, senza che una predomini sull’altra, permette di compiere scelte più efficaci e versatili nelle differenti situazioni quotidiane e di dialogare in maniera più fluida e libera sia con se stessi sia con gli altri.

BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE

  • Stone, H. & S. (1996), Il Dialogo delle Voci, conoscere e integrare i nostri Sé nascosti. Amrita Edizioni, Torino
  • Stone, H. & S. (2006), La coppia viva, come prendersi cura di sé e dell’altro per crescere insieme. Edizioni Crisalide, Latina
  • Stone, H. & S. (2008), Il critico interiore. Mai più contro noi stessi! Macro Edizioni, Cesena
  • Stone, H. & S. (2009), Tu e Io: incontro, scontro e crescita nelle relazioni. Xenia Edizioni, Milano