Sull’idea di CAMBIAMENTO…

Una delle consuetudini che spesso coincidono con le feste natalizie appena trascorse, in particolare con il Capodanno, è quella della lista dei buoni propositi. Lista stilata, per l’appunto, con tutti i buoni propositi di portarla a compimento, ma che si infrange nell’incontro con la ripresa delle attività quotidiane. Se capita, rischiamo di sentirci frustrati, di arrabbiarci con noi stessi o con gli altri, con la routine che non ci permette di realizzare ciò che tanto vorremmo. Nella migliore delle ipotesi, rientriamo rapidamente “nei ranghi” e cerchiamo di sfogarci come possiamo…

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Se quanto appena descritto in tono leggero è una situazione ricorrente che ci suscita non poco malessere, forse merita la nostra attenzione. Mi capita, lavorando con i miei pazienti, di condividere l’idea personale che ognuno ha del CAMBIAMENTO. E’ frequente l’associazione con qualcosa di repentino, quasi rivoluzionario; il desiderio di essere/agire all’opposto di quanto fatto finora; un mutamento di stile di vita, di condizione lavorativa, di luoghi, di relazioni… nel quale si intravede la possibilità di dare una svolta positiva alla propria esistenza. Certe volte si vorrebbe tanto poter cambiare l’altro (il proprio capo, il partner, i genitori); altre volte vorremmo avere la bacchetta magica per cambiare noi stessi in qualche dettaglio o in maniera generale.

Ecco, forse quella bacchetta magica corrisponde ai famosi “buoni propositi” di fine anno: una formula con la quale cerchiamo di fare ordine nei nostri desideri, di stabilire delle priorità, delle tempistiche, delle aspettative di risultato… Tutto questo, a volte, senza aver immaginato i passi che, uno alla volta, dovremmo compiere per inseguire l’obiettivo; senza aver messo in conto l’impegno, la fatica, i CAMBIAMENTI che ciò può richiederci; senza esserci sufficientemente domandati:

“Quanto è importante per me? Per quale motivo?”.

E’ possibile che, per quanto desiderato nella teoria, mettere in pratica un cambiamento di qualsiasi natura faccia molta paura: richiede di essere disposti ad abbandonare anche solo delle piccole, rassicuranti (o fastidiose ma pur sempre conosciute) abitudini, per andare incontro al nuovo e a ciò che comporterà.

Di fronte a tutto ciò, a volte l’alternativa sembra essere il naufragio, la staticità del “le cose alla fine stanno così, io sono così e non posso cambiare”!

Vignetta dei Peanuts di Charles M. Schulz: "Hanno detto che questo libro avrebbe cambiato la mia vita. E' da mesi sul comodino ed è ancora tutto uguale!" 

E se provassimo a partire proprio dalla riflessione sui nostri buoni propositi e la loro formulazione? Se, pur tenendo a mente l’aspirazione verso un traguardo finale, provassimo prima a ragionare sull’idea di cambiamento che abbiamo?

  • Potremmo valutare che ciò che desideriamo realizzare può essere raggiunto in un arco di tempo diverso da quanto immaginato e con delle tappe intermedie;
  • Scoprire che forse, in realtà, siamo affezionati a quell’aspetto di noi che tanto giudichiamo ma che ci rende unici… e magari ci è pure utile per qualcosa!
  • Potremmo riflettere su quali sono le aspettative che ci guidano: da dove parto e verso cosa tendo?
  • Potremmo approfondirne le motivazioni e capire che forse alcune cose vogliamo cambiarle per accontentare gli altri, e questa consapevolezza può essere importante per non perdere di vista se stessi… E così via! 

Lao Tzu, l’antichissimo filosofo fondatore del Taoismo, sosteneva che

“Ogni lungo viaggio inizia con un primo passo”

In quel primo piccolo passo si nasconde la “perdita di equilibrio” necessaria per avanzare. E magari ci capiterà di sorprenderci di come gli apparentemente piccoli mutamenti quotidiani possono portarci verso qualcosa di grande, con gradualità, cambiando rotta se necessario, adeguandosi al vento… nella curiosa esplorazione di noi stessi.

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Vignetta di M. Cavezzali: "Sono una piccola cosa della vita... Interessa un abbonamento al nostro giornalino PICCOLE COSE DELLA VITA NEWS?"

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